giovedì 22 novembre 2007

Welcome to my new blog!


i miei blog sono un po' la casa di una parte di me...
e allora vi do il benvenuto con questo scritto che è soprattutto un omaggio al paesaggio che mi circonda qui dove vivo da diversi anni, sulle colline del Chianti.
lo foto sopra è solo uno scorcio di quello che vedo dalle mie finestre. bello, eh?


Sono innamorata delle mie colline. Per la verità ho amato prima le mie colline e poi la mia casa.
Cercavamo una casa in campagna anni fa, quando nella zona del Chianti era ancora possibile trovare dei casolari ricchi di pietre, di volte, di porticati senza che fosse necessario accendere un mutuo secolare.
Non avevamo fretta e ne vedemmo diversi, alcuni anche belli, ma senza che scoccasse quella scintilla che ci convincesse a porre fine al divertimento della ricerca.
Poi vedemmo le “mie” colline... si, certo, c'era anche la casa, ma io vidi prima le colline. Mio marito angosciato diceva “Ma è un rudere, è tutto da ristrutturare”. E io estasiata declamavo “Guarda quelle sfumature di verde, guarda quei fazzoletti di campi poggiati in terra uno accanto all'altro”.
Non so come vi immaginiate il Giardino dell'Eden, magari non ci avete neanche mai pensato, ma a me piace pensarlo proprio così, come queste colline, saturo di rumori della natura e di silenzi innaturali, carico di profumi portati dal vento e di colori dipinti dalle stagioni.


Era la fine dell'estate allora. E' la fine dell'estate adesso.
L'aria è ancora calda. Le viti amano questo sole, il vino sarà buono quest'anno.
Io sono seduta sull'aia davanti a casa e mi guardo intorno con la stessa meraviglia di quel pomeriggio di tanti anni fa.


Davanti a me si apre un paesaggio da quadro naif, un patchwork di tante toppe diverse eppure in completa armonia tra di loro: colline e colline che si rincorrono e si sovrappongono in un mosaico di tessere tondeggianti e morbide in tutti i toni del verde con tocchi sapienti di giallo e di marrone. Uno scenario rilassante ed emozionante insieme, uno dei tanti miracoli della natura.
Gli ulivi visti così da lontano sembrano rotondi, delle soffici sfere d'argento posate sul terreno a distanze regolari. A quinquonce, come dicono qui.
I filari delle vigne creano un geometrico contrasto, come se la natura si fosse piegata ubbidiente alla ragione e al calcolo dell'uomo.
Qua e là, ad aumentare la tridimensionalità dei campi coltivati, ciuffi di alberi di alto fusto ombreggiano i casolari sparsi, gli antichi castelli, i vecchi borghi.
Guardo verso il basso dove la terra, prima di arrampicarsi di nuovo, declina fino a diventare una breve spianata folta di querce e di acacie che coprono senza nascondere un microscopico laghetto.
Poi la collina risale verso la nostra casa, ed è proprio lì, dai nostri olivi, che nasce l'olio più buono del mondo.
Gli olivi si dissolvono nel verde e nei colori del mio giardino, che ho voluto di proposito un po' arruffato perché la natura non è prati all'inglese e siepi geometricamente potate, non è fiori disposti con diligenza per tipo e per colore.

Talvolta mi sento quasi felice quando guardo questo miracolo.
Oggi prevale la malinconia, ma è una malinconia dolce, dolce come la campagna toscana.




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